Arnolfo di Cambio urbanista

A cura di Enrico Guidoni, in “Urbanistica, archeologia, architettura delle città medievali”

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Nel tentativo di delineare i caratteri salienti dell’attività arnolfiana più direttamente connessa con la progettazione della città e degli spazi pubblici, le prime difficoltà da affrontare scaturiscono dalla scarsità della documentazione, tutta indiretta e di età posteriore, e dalla diversità dei campi d’intervento che vanno dal risanamento urbano ai centri di nuovo impianto, dalla riorganizzazione complessiva della città alla collocazione dei nuovi monumenti e alla valorizzazione di quelli preesistenti. Ulteriori incertezze scaturiscono dalla non provata paternità arnolfiana della maggior parte delle fabbriche architettoniche che gli sono state attribuite, dalla complessità e dalla durata della loro esecuzione di cantiere, dalla diffusione generalizzata di metodi progettuali non facilmente riconducibili ad una singola personalità. Alla ricerca di elementi su cui basare una prima proposta critica attributiva, dovremmo quindi scartare le chiavi di lettura più comuni — come ad esempio la costruzione geometrica “ad quadratum” e la proporzione “divina” o numero d’oro — concentrando la nostra attenzione su fattori e metodi più esattamente riferibili ad Arnolfo in quanto presenti prevalentemente soltanto nell’ambito e nel periodo in cui egli si è trovato ad operare. La dominante attività di architetto, celebrato come costruttore di chiese, non deve far dimenticare tuttavia la sua naturale professione di scultore: due campi strettamente collegati nel medioevo e nel rinascimento e praticati simultaneamente dalle grandi personalità artistiche come Arnolfo di Cambio, Brunelleschi, Michelangelo. Urbanistica, architettura e scultura, come arti che si occupano di modellare plasticamente lo spazio, possono essere controllate a patto di metodi di progettazione e di misurazione fortemente unificanti, inventati e praticati proprio dagli artisti più versatili e originali che in ciascun ramo di queste attività possono ricercare l’applicazione di,principi simili e interdipendenti.

Nel caso di Arnolfo di Cambio, riprendendo, correggendo e completando le linee interpretative già rese note da oltre un trentennio, la via più efficace da seguire ci sembra quella della verifica della applicazione del principio radiale — circolare (allo scopo di controllare forme e proporzioni) sia negli impianti urbani che nelle fabbriche architettoniche che, infine, nei monumenti e nelle sculture. Si deve inoltre tener conto che questa particolare e “personale” geometria si arricchisce, come è logico in un’età ricca di simbolismi e di riferimenti figurativi, di significati e di contenuti di valore collettivo e di validità universale. […]