L’area archeologica di Petrolone a Blera (VT). Tra conservazione, ricerca e fruizione

Di Elisabetta Ferracci, in “Il tesoro delle città”.

Che la conservazione del proprio patrimonio culturale, sia esso archeologico, architettonico, artistico, antropologico o paesaggistico, sia un elemento imprescindibile di una corretta gestione del territorio, dovrebbe essere un dato oramai acquisito a tutti i livelli della società civile.

Ancora aperto ed in continua evoluzione è, invece, il dibattito sui modi e le forme di una politica di tutela che tenga in debito conto tutte le problematiche legate alla vivibilità, alla fruibilità ed allo “sfruttamento”, in senso lato, di aree di grande interesse culturale che, nella maggioranza dei casi italiani, costituiscono una gran parte dei centri storici e delle zone limitrofe, e nelle quali si deve necessariamente continuare a vivere ed a produrre secondo i criteri propri di ogni gruppo sociale.

È in questo senso che si deve leggere questo breve intervento, col quale si vuole mettere a fuoco una piccola realtà locale, quella di Blera, esempio virtuoso nel panorama attuale per la capacità di recepire le diverse attività di ricerca di Università e Istituti accreditati in grado di portare alla luce ed indagare, con metodologie scientifiche, le tracce del proprio passato, e per la ricerca delle soluzioni più idonee di divulgazione dei numerosi studi iniziati già nel XVII secolo.

Al tempo stesso si vuole avanzare una proposta di valorizzazione dell’area indagata archeologicamente dalla scrivente, attualmente in attesa di completamento e sistemazione, che non sia limitata al solo restauro strutturale ma che tenga conto delle potenzialità del sito, inserito com’è in un contesto di grande valore paesaggistico, e che rappresenta un tassello fondamentale per la comprensione dell’evoluzione storica non solo di Blera ma di un comprensorio molto più vasto per il periodo altomedievale. […]

L’area archeologica di Petrolone a Blera (VT). Tra conservazione, ricerca e fruizione