La pianta di Venezia del 1500 (MD) impropriamente attribuita in toto a Jacopo de’ Barbari richiede ormai una ricollocazione storicamente corretta e circostanziata all’interno dello sviluppo di un’arte prospettica che certamente non era uno dei cavalli di battaglia del celevre pittore incisore.
Nella dialettica tra pittori di figura e pittori di fondali, che da alcuni anni andiamo sviluppando allo scopo di ricostruire l’attivita di maestri ancora poco conosciuti, questo capolavoto della rappresentazione urbana si può ritenere frutto della collaborazione tra diverse personalità, tra le quali emergono quella, fin qui ignorata, dell'”inventore” (coordinatore delle operazioni di rilavamento e restituzione grafica) e quella del de’ Barbari (coordinatore della tradusione in xilografia).
Questo studio, frutto di una lunga riflessione metodologica e logico sviluppo delle ricerche sulla cultura artistica a Venezia tra il 1400 e il 1500, intende indagare la diversa di diversi collaboratori del disegno delle figure e nell’opera di intaglio, e attraverso la reinterpretazione di espliciti segnali iconografici, si propone di individuare il vero autore della prestigiosa immagine prospettica.
Non si vuole, con questo, sminuire il ruolo ormai assodato del de’ Barbari, ma semplicemente restiruire il dovuto al più grande dei prospettici del suo tempo, quel Pietro Antonio degli Abati di cui abbiamo ricostruito la firma in forma di rebus o cifra (i panni stesi) e alcune tra le più innovative invenzioni scenografiche e vedutistiche.
Il sistema figurativo che fa da contorno – con i volti dei venti – alla pianta e ne fissa i riferimenti simbolici – con le immagini dei “protettori” Mercurio e Nettuno – va chiaramente disgiunto dalla rappresentazione di città, laguna, territorio di terraferma che ha una sua logica autonoma.
Le due divitnità antiche, che con una forte carica pagana connotano Venezia, sono certamente gli inserti più significativi: un’idea del loro secondo significato lo offre subito Mercurio con il caduceo, simbolo ovvio di Jacopo e quindi personaggio che lo rappresenta.
L’iscrizione (MERCURIUS PRECETERIS HUIC FAUSTE EMPORIIS ILLUSTRO) fa quindi riferimento anche al lungo soggiorno veneziano del pittore e alla sua preferenza per la città lagunare.
L’asta del caduceo è orientata sulla Giudecca (esattamente sulla scritta IUDECA) e anche il braccio destro indica l’isola, a dimostrare un legame con il mondo ebraico. Lo sguardo si orienta verso il basso e a destra dove si svolge una regata di barche. […]