Fare urbanistica fra XI e XIV secolo

Rivista a cura di Claudia Bonardi

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Come sottolineato da Claudia Bonardi nella sua introduzione il presente numero della rivista offre l’occasione di riportare l’attenzione della comunità scientifica sui risultati di alcune recenti ricerche storico urbanistiche dedicate al medioevo.

Tali ricerche si possono ritenere accomunate, in gran parte, dalla riconoscibilità delle stesse di alcuni dei fondamenti critici e degli strumenti metodologici che, a partire dagli anni settanta del secolo scorso, Enrico Guidoni aveva additato quale presupposto alla costruzione di uno spazio disciplinare specificatamente dedicato alla storia della città e degli insediamenti di età medievale, moderna e contemporanea, del tutto distinto da quello in cui, fino a quel momento, tali fenomeni erano stati fatti rientrare.

L’esistenza di una solida componente progettuale nell’urbanistica medievale era stata affrontata e dimostrata da Guidoni sin dalle sue prime pubblicazioni, contribuendo più di chiunque altro alla comprensione della forma urbana dei secoli XI-XIV.

Egli ne aveva posto in luce, da un lato, il debito verso l’eredità del mondo antico e sottolineato, dall’altro, l’originalità dei fondamenti teorici e la qualità del livello tecnico ed applicativo raggiunto, frutto di una insospettabilmente ampia accumulazione di esperienze e di “modelli”, considerati finalmente espressione e documento testuale ed inequivoco del pensiero e della vita del tempo.

Secondo una definizione particolarmente appropriata, che si ritrova nel titolo di un suo libro del 1992 (L’arte di progettare le città. Italia e Mediterraneo dai Medioevo al Settecento), la tecnica urbanistica medioevale si sarebbe rivelata capace di esprimere, in modo pieno e maturo, le qualità attribuite (convenzionalmente) alla città dei secoli successivi da una storiografia spesso in bilico tra accostamenti indebiti e derive architettoniche, letterarie, simboliche o araldiche.

Opponendosi al pensiero prevalente, che attribuiva al solo Rinascimento la messa a punto di modelli di città che fossero il frutto di una coerente intenzionalità progettuale, Guidoni avrebbe attuato un rovesciamento radicale di prospettive storiche, avvalorandolo e dimostrandolo con centinaia di esempi italiani ed europei risalenti ai secoli XII-XIII, molti dei quali riguardanti la costruzione di città di nuova fondazione.